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TERRITORIO

Situato a 85/110 metri sul livello del mare, si estende sul versante pistoiese del comprensorio del Montalbano (una delle sette sottozone del Chianti: Chianti Montalbano). Posti su una collina tipica della zona, con suoli e tessitura prevalentemente limo – argillosa, i vigneti di Frasconaia costituiscono gli ultimi lembi del Barco Reale Mediceo. Esposti a sud-est, godono di un microclima particolarmente favorevole perché protetti a nord da boschi di macchia mediterranea che con Cerri Querce, Pini marittimi e Corbezzoli frenano i venti freddi che scendono dall’Appennino e contemporaneamente trattengono gli ultimi influssi benefici provenienti dal Mar Tirreno. Si realizza così una condizione naturale particolarmente indicata alla coltivazione di viti e ulivi che se assecondata dalle indicazioni biodinamiche, con sistemazione a terrazze e “a ritocchino” del terreno, contribuiscono a creare un prodotto che esprime e mantiene un “Terroir” degno del termine.

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LA ZONA DEL CHIANTI DI MONTALBANO

Da sempre la zona del Montalbano, area a cavallo delle province di Firenze, Prato e Pistoia è sinonimo di produzione vinicola (ne danno testimonianza ritrovamenti di epoca romana tra il 50 e 60 a. C.) una così antica tradizione ha costituito quindi nel corso dei secoli a un contesto naturale all’interno del quale, l’attività produttiva si è affinata, fino alla creazione di una “sottofamiglia” specifica della categoria dei Chianti. Espressamente riconosciuta nel disciplinare DOCG del 1997 (che raccoglie quanto stabilito nel 1932) il Chianti Montalbano pur mantenendo tutte le caratteristiche del Chianti (Sangiovese, Cannaiolo e Colorino) può essere caratterizzato dalla presenza (max 15%) di uve Cabernet Sauvignon, elemento che conferisce una particolare colorazione rubino.

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COLTIVAZIONI

Fin dalla costituzione, “Frasconaia” mantiene per i 5 ettari dedicati alla produzione, le destinazioni che furono della “mezzadria Toscana”: olio e vino. Per caratteristiche storico – geografiche – strutturali, i vitigni tradizionali ed autoctoni quali il Cannaiolo, il Sangiovese ed il Colorino a bacca rossa, il Trebbiano toscano e la Colombiana a bacca bianca sono mantenute e parzialmente rinnovati secondo i principi del metodo biodinamico. Negli ultimi 5/7 anni, con l’aiuto dell’agronomo Alessandro Marino Merlo, si è optato anche per l’inserimento di vitigni più “raffinati” quali il Cabernet Sauvignon e il Syrac utilizzati per la produzione dei rossi e del Vermentino per la produzione dei bianchi.

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